Una monografia completa di uno dei maggiori artisti contemporanei. Un percorso biografico e tematico ricco di materiali anche frutto di interviste inedite e di illustrazioni che ripercorrono tutto il complesso tragitto dell’artista sudafricano dagli esordi teatrali alle grandi realizzazioni e installazioni, come quelle in corso attualmente a Roma e Milano.
Artista di fama internazionale William Kentridge (Johannesburg, 1955) è ormai riconosciuto dentro e fuori dal circuito artistico in quanto testimone della condizione di segregazione vissuta dal Sudafrica durante l’Apartheid, in cui l’artista cresce.
Le sue animazioni in stop motion nascono da un processo unico che parte del disegno in bianco e nero, a carboncino o pastello, e prosegue in un’ossessiva cancellazione e ricostruzione che delinea un mondo fatto di ombre, slittamenti, metamorfosi, fraintendimenti continui che sono metafora dell’indefinibile complessità del contesto geo-politico in cui vive, come del mondo in generale.
Ma se è vero che Kentridge è portavoce di un cambiamento epocale della storia, è anche vero che tutto il suo lavoro non si risolve mai in una presa di posizione univoca ma anzi si districa nella continua messa in discussione di “identità” e “verità”. Ed è per questo che il suo lavoro continua ancora ad affascinare, a mantenere la forza di continuare a porre domande.
Se i temi che porta nel suo lavoro gridano un’urgenza collettiva, il suo è in realtà un percorso a ritroso di soggettivazione, un cammino lento e ancora in atto dal fuori al dentro, la messa in scena di una memoria prima di tutto personale e dei modi in cui essa si deposita e dissolve, un incontrare il mondo a metà strada per farlo a pezzi e ricomporlo.
Il suo lavoro è un esercizio di consapevolezza e un ammonimento dello sguardo, ma al tempo stesso è una pratica quotidiana in studio, un giocare al mettere in ordine la vita con la consapevolezza taciuta che non ci saranno vincitori.