La serietà con cui ci stanno di fronte così esattamente

testo per la mostra "Pssst Pssst" di Chiara Camoni, Cappella Tremlett – Bologna

Quel mondo, il mondo animale, ci rimane distante.
Potremmo vivere la vita intera senza incontrarlo, se volessimo.
Il mondo degli animali è oggi qualcosa che non penetriamo completamente, che non conosciamo più, una delle poche cose che ancora rimane da guardare e basta. Qualcosa che convive con noi quasi nostro malgrado, in parallelo, sotto il nostro sguardo stupito. Animali che ripetono con costanza e rigore i loro comportamenti, infastiditi talvolta dai nostri, ma senza mirare, pare, ad alcuna evoluzione, quanto meno immediata. Ma com’è possibile che oggi possano sopravvivere, così, sempre uguali a se stessi, quasi identici a com’erano?

Sì certo, gli animali domestici, quelli che prendiamo in braccio, quelli che crediamo di conoscere come fossero i nostri migliori amici, ecco il grado di avvicinamento antropomorfico che abbiamo oggi con l’animale.
Lo amiamo perché ci troviamo un margine di somiglianza, perché ci richiede un passo indietro, il regredire a un tocco, a uno sguardo, a un battito di palpebre, a un movimento della bocca o di un braccio…ci richiede un passo prima della parola.

Nessun animale conferma l’uomo, né in positivo né in negativo. L’animale può lasciarsi uccidere e mangiare, di modo che la sua energia vada a sommarsi a quella che il cacciatore già possiede. L’animale può lasciarsi addomesticare, fornendo cibo e lavoro al contadino. Ma sempre la mancanza di un linguaggio comune, il silenzio dell’animale, garantisce la sua distanza, la sua diversità, la sua esclusione dall’uomo.
(J. Berger, Perchè guardiamo gli animali)

Gli animali non parlano. E grazie a Dio.
Ecco allora forse perchè Chiara Camoni ha pensato a loro quando le è stato chiesto di fare un libro senza parole, un libro per bambini che lasciasse spazio alla loro immaginazione senza “dire” niente.

Il libro di Chiara è un libro fuori moda, in bianco e nero, del tutto inadatto ai bambini, pare.
Eppure quei disegni ti si appiccicano addosso e l’artista stessa dice – ho deciso di riprodurre disegni così realisti quando ho visto che i bambini rimanevano ammaliati dai volumi di riproduzioni ottocentesche e li preferivano ai libri più colorati e fantasiosi di illustratori moderni -. Eh sì, viene da rispondere, perchè li mostrano per quello che sono, per come non li conosciamo.

L’animale, se ci pensiamo, è la prima figura che l’uomo rappresenta. E’ il primo disegno. E il disegno è quella forma artistica, quello strumento primo e diretto che serve a conoscere il mondo. Tramite il disegno l’artista afferra ciò che non conosce, lo fa suo, è come se lo mettesse a fuoco, parte dopo parte.

Disegnare è possedere – diceva Amedeo Modigliani – un atto di conoscenza e di possesso.

Chiara è come se cogliesse l’occasione per disegnare, quasi come un bambino che vuole riprodurre qualcosa che lo ha catturato del mondo reale, che vuole riuscire a renderlo esattamente com’è, che vuole farlo bene, che rinuncia alla fantasia perchè trova più interessante restare nella contemplazione, nel gesto, nel segno da cui prenderà forma la figura.

Scomparsi dalla nostra vita, messi ai margini degli spazi che ci siamo ricavati per vivere, gli animali ritornano sui libri, nei documentari in televisione, nei cartoni animati…a dovuta distanza. Da Esopo a Disney gli animali diventano portatori di discorsi, soggetti della satira ottocentesca che denuncia la maleducazione umana, ridicoli alter ego o invincibili supereroi del mondo umano.

Eppure gli animali che ci presentano le tavole di questo prezioso libercolo scultoreo, sospesi non si sa dove, giocando o semplicemente stando come rapiti da altrove, vicini tra loro quando mai, abbiamo imparato, lo sarebbero stati, sconcertano la serietà con cui ci stanno di fronte così esattamente. Il titolo stesso, Pssst Pssst, pur nella sua risibile inconsistenza, dà alla storia un senso di realtà mettendo a fuoco con precisione il passaggio che è in atto, da un orecchio a un altro. Ma non siamo del tutto convinti che stiano parlando, tra loro sta accadendo qualcosa che non ci è del tutto chiaro, qualcosa che ci rimane comunque distante, nonostante il nostro tentativo di penetrarlo, nonostante il desiderio di dar loro la parola, questi animali non parlano, bisbigliano…Forse.

Elisa Del PreteQuel mondo, il mondo animale, ci rimane distante.
Potremmo vivere la vita intera senza incontrarlo, se volessimo.
Il mondo degli animali è oggi qualcosa che non penetriamo completamente, che non conosciamo più, una delle poche cose che ancora rimane da guardare e basta. Qualcosa che convive con noi quasi nostro malgrado, in parallelo, sotto il nostro sguardo stupito. Animali che ripetono con costanza e rigore i loro comportamenti, infastiditi talvolta dai nostri, ma senza mirare, pare, ad alcuna evoluzione, quanto meno immediata. Ma com’è possibile che oggi possano sopravvivere, così, sempre uguali a se stessi, quasi identici a com’erano?

Sì certo, gli animali domestici, quelli che prendiamo in braccio, quelli che crediamo di conoscere come fossero i nostri migliori amici, ecco il grado di avvicinamento antropomorfico che abbiamo oggi con l’animale.
Lo amiamo perché ci troviamo un margine di somiglianza, perché ci richiede un passo indietro, il regredire a un tocco, a uno sguardo, a un battito di palpebre, a un movimento della bocca o di un braccio…ci richiede un passo prima della parola.

Nessun animale conferma l’uomo, né in positivo né in negativo. L’animale può lasciarsi uccidere e mangiare, di modo che la sua energia vada a sommarsi a quella che il cacciatore già possiede. L’animale può lasciarsi addomesticare, fornendo cibo e lavoro al contadino. Ma sempre la mancanza di un linguaggio comune, il silenzio dell’animale, garantisce la sua distanza, la sua diversità, la sua esclusione dall’uomo.
(J. Berger, Perchè guardiamo gli animali)

Gli animali non parlano. E grazie a Dio.
Ecco allora forse perchè Chiara Camoni ha pensato a loro quando le è stato chiesto di fare un libro senza parole, un libro per bambini che lasciasse spazio alla loro immaginazione senza “dire” niente.

Il libro di Chiara è un libro fuori moda, in bianco e nero, del tutto inadatto ai bambini, pare.
Eppure quei disegni ti si appiccicano addosso e l’artista stessa dice – ho deciso di riprodurre disegni così realisti quando ho visto che i bambini rimanevano ammaliati dai volumi di riproduzioni ottocentesche e li preferivano ai libri più colorati e fantasiosi di illustratori moderni -. Eh sì, viene da rispondere, perchè li mostrano per quello che sono, per come non li conosciamo.

L’animale, se ci pensiamo, è la prima figura che l’uomo rappresenta. E’ il primo disegno. E il disegno è quella forma artistica, quello strumento primo e diretto che serve a conoscere il mondo. Tramite il disegno l’artista afferra ciò che non conosce, lo fa suo, è come se lo mettesse a fuoco, parte dopo parte.

Disegnare è possedere – diceva Amedeo Modigliani – un atto di conoscenza e di possesso.

Chiara è come se cogliesse l’occasione per disegnare, quasi come un bambino che vuole riprodurre qualcosa che lo ha catturato del mondo reale, che vuole riuscire a renderlo esattamente com’è, che vuole farlo bene, che rinuncia alla fantasia perchè trova più interessante restare nella contemplazione, nel gesto, nel segno da cui prenderà forma la figura.

Scomparsi dalla nostra vita, messi ai margini degli spazi che ci siamo ricavati per vivere, gli animali ritornano sui libri, nei documentari in televisione, nei cartoni animati…a dovuta distanza. Da Esopo a Disney gli animali diventano portatori di discorsi, soggetti della satira ottocentesca che denuncia la maleducazione umana, ridicoli alter ego o invincibili supereroi del mondo umano.

Eppure gli animali che ci presentano le tavole di questo prezioso libercolo scultoreo, sospesi non si sa dove, giocando o semplicemente stando come rapiti da altrove, vicini tra loro quando mai, abbiamo imparato, lo sarebbero stati, sconcertano la serietà con cui ci stanno di fronte così esattamente. Il titolo stesso, Pssst Pssst, pur nella sua risibile inconsistenza, dà alla storia un senso di realtà mettendo a fuoco con precisione il passaggio che è in atto, da un orecchio a un altro. Ma non siamo del tutto convinti che stiano parlando, tra loro sta accadendo qualcosa che non ci è del tutto chiaro, qualcosa che ci rimane comunque distante, nonostante il nostro tentativo di penetrarlo, nonostante il desiderio di dar loro la parola, questi animali non parlano, bisbigliano…Forse.